Per secoli la ricca e
complessa storia della Slovenia e quella del confine nord orientale del nostro
paese si sono intrecciate in comuni destini ambientali e culturali, compreso i
drammatici episodi appartenenti alla seconda guerra mondiale ed alcuni
radicalismi da ambo le parti. Ma di sicuro è rimasto il desiderio di un
confronto e di uno scambio. Nel 1983 la slavista Marija Pirievec sottolineava
che: “il patrimonio letterario sloveno, relegato per lo più a riviste poco
diffuse, ben poca traccia ha lasciato in Italia”. Probabilmente, noi, in
Friuli, da questo lato siamo più fortunati, perché alcuni nomi della
letteratura italo-slovena li abbiamo in casa. Basta pensare ad Antonella
Bukovaz che per sottolineare la sua provenienza (Topolove) usa la “K” dentro il
suo cognome. O, Michele Obit che scrive in sloveno e si traduce da solo in
italiano.
Francesco Tomada, in un suo
articolo dedicato alla poesia slovena la definisce “comunque ricca di valore e vitalità” e dice che
oggi come oggi “tematiche comuni appaiono adesso una lucida analisi dell’io,
delle difficoltà nella comunicazione, del distacco sempre più netto tra
l’individuo e la struttura sociale. Non credo si possa parlare di disillusione,
forse piuttosto di riflessione necessaria per metabolizzare i cambiamenti
storici attraverso una crescita che sia prima di tutto personale, e solo in
seguito comune. Non è una poesia politica, dunque, ma indirettamente assume un
ruolo sociale forse più profondo e importante oggi che il quadro politico si è assestato da quasi
vent’anni in una stabilità che non è più possibile definire nuova.”
Infatti, parlando della
questione politico-geografica, la zona del Natisone - il confine tra il Friuli-Venezia
Giulia e la Slovenia - è ricca di poeti di lingua slovena. E proprio fra
questi nomi spicca la personalità di Andreina Trusgnach scoperta grazie al suo
secondo posto al concorso di poesia “Pensare Scrivere Amare” organizzato dal
Comune di Remanzacco. Andreina Trusgnach
da giovane ha vissuto a Grimacco: il posto si trova in piedi di Topolò dove da
anni si svolge un festival “Stazione Topolò” organizzato da Antonella Bukovaz e
dalla sua associazione. (A proposito, il festival prende il nome da una poesia
molto conosciuta di Evgenij Evtuschenko “Stazione Zima”; che è una piccola
stazione di una piccola cittadina dove è nato il grande poeta russo). Poi, per
un periodo dopo il matrimonio, Andreina vive nella famiglia Tomasetig – Dortih
a Cosizza di San Leonardo. È nei piedi della valle del Natisone. Lavora come infermiera ma nello
stesso tempo partecipa attivamente alla vita delle associazioni slovene della
Provincia di Udine.
Ha cominciato a scrivere
poesie verso i quindici anni e già nel 1977 un suo testo in dialetto sloveno
delle Valli del Natisone è stato inserito nell’antologia per le scuole slovene
“Slovenski jezik in stilistika”.
Insomma,
Andreina ha una bella storia che in un articolo e in due parole, non è facile
approfondire del tutto. Ma la caratteristica della sua poesia che colpisce è un linguaggio che accanto agli altri poeti
della zona risulta personale e non scontato. La semplicità con la quale si
esprime la poetessa è disarmante: “Scrivo in maniera molto
semplice. Io stessa ho bisogno di capire tutto ciò che scrivono gli altri,
anche se so benissimo che in poesia questo non dovrebbe essere poi così
importante. Quando la poesia che leggo è difficile e contorta, non riesco a darmi
pace perché penso che forse non sono riuscita a capire ciò che il poeta voleva
esprimere veramente. E mi rimane un vuoto, che mi da addirittura fastidio. Per
anni mi sono schernita, quando mi dicevano “ma tu scrivi poesie?” e sempre
ribattevo dicendo che non si trattava di vere poesie ma solo di piccoli
pensieri che fermavo sulla carta, come potrebbero fare tutti. Per molti anni ho
avuto timore e reale referenza di questa ‘poesia’ ma pian piano mi sono
stancata di continuare a giustificarmi e finalmente mi sono arresa. Alla fine
ci si abitua. La maggior parte delle volte scrivo della realtà mentre spesso i
sogni li teniamo nascosti in tasca, nemmeno ci accorgiamo di averli ancora. La
vita mi ha insegnato a tenere i piedi ben piantati a terra, perché non è facile
che la fortuna ti venga incontro di sua spontanea volontà. A volte trovo sia
giusto fare qualche sforzo per sognare. Perché a fermarci solo alla realtà,
beh, potrebbe diventare davvero troppo difficile. Scrivo perché la vita scappa
veloce e chissà quante cose ci facciamo sfuggire, in questa fretta del vivere. Ciò nonostante, sono le piccole cose che mi
fanno fermare, che mi colpiscono e mi fanno pensare, nel bene e nel male. E le
fermo sulla carta perché, anche se volessi, con la memoria che ho, di certo si
perderebbero nel nulla. Anche le mie poesie ironiche sono assolutamente reali,
vita vissuta: buttarla sul ridere per non piangere “.
Qua mi vengono in mente le
parole di un altro poeta, Massimiliano
Lancerotto, che un giorno mi disse che
le sue poesie ironiche sono nate come poesie drammatiche, ma chissà perché la
gente, quando le ascolta – ride sempre. E al contrario, quando
prova a scrivere qualcosa di ironico – l’effetto, di solito, è
contrario.
Questa cosa mi ha fatto
pensare molto e, tornando alla Trusgnach, sono sicura che lei è esattamente
così come l'ho descritta sopra.
Alcune poesie tradotte in
italiano
DNA
No, no,
guarda, caro il
mio affittuario,
te lo dico col
cuore in mano,
davvero non ce
la posso fare…
Sono sorella di mio
fratello,
muratore con la
emme maiuscola,
“Uač je uač, staža pa
staža!”
“L'occhio è
l'occhio, la stagia
è la stagia!”
Quindi tu puoi anche continuare a dirmi
che il muretto con i mattoni vecchi è bello così,
fuori piombo,
fuori squadra e con la malta
che esce dalle fughe... storte!
Butta giù tutto, perlamordiddio,
buttalo giù il prima possibile.
Non sono stata programmata
per sopportare lavori fatti così
male.
Sono quella che,
in seconda elementare,
ho scritto che
mi ero rotta un dente
cadendo da un
muro alto
“un metro e
qualche centimetro”.
Capisci che DNA
è DNA?
E comunque,
a parte quello,
anche l’occhio
vuole la sua parte.
Altroché, se la
vuole. Credimi.
Di fronte alla
genetica,
non c’è
discussione che tenga
quindi, te lo
torno a dire,
demolisci questo obrobrio,
fallo sparire il prima possibile
perché
davvero
non ce la posso
fare.
*
17 scalini e 1/3
Per entrare a
casa nostra
bisogna salire
le scale
ripide, strette,
di cemento
e senza barriere
di notte non c’è
il sensore che
gentile
ti accende la
luce
devi esserci
amico
per venire a
trovarci
ovvero
abbastanza giovane
e/o temerario
e comunque
assolutamente
sobrio
oppure
come capita
spesso
anche di domenica
di prima mattina
aver proprio
bisogno
dell’ennesimo
prestito.
*
NON CREDERE
Non credere che
sia stato proprio così facile
-anche per me-
restare.
Una volta,
di pomeriggio,
proprio l’ultimo
dell’anno,
sono andata a
Cividale piangendo.
Mi sembrava che
tutto fosse perduto per sempre.
Invece ho
comprato una scopa elettrica,
molto potente,
per ripulire ciò
che la polvere aveva nascosto.
E sono rimasta.
La polvere pure.
*
NON BASTA
L’uomo cammina
per il mondo,
finché non vede
qualcosa che desidera,
allora inizia a
correre.
Corri,
corri, tu che
hai ancora qualcosa da raggiungere.
Corri,
corri, tu che
hai ancora qualcuno che ti aspetta a casa!
Anch’io troppo
spesso corro,
forse solo per
vivere fino a domani,
poi però mi
fermo
e non so più
dove andare.
I ricordi
diventano ogni giorno più importanti.
Vorrei
sapere guardare
solo al presente
ma spesso mi
volto indietro.
Indietro,
dove da tempo
tutto è già finito.
Ma tu, corri!
Corri avanti
tu che ti
aspetti ancora qualcosa dalla vita,
non fermarti,
continua a
correre,
però
ricorda che per
scappare
non basta essere
veloci!
(Traduzioni a cura dell’autrice dal dialetto
sloveno delle Valli del Natisone)
Nel
2011 il Circolo di Cultura – Kulturno Društvo Ivan Trinko di Cividale ha
pubblicato la sua prima raccolta di poesie Sanje morejo plut vesoko – I sogni
possono volare alto.
Partecipa a reading di poesia e eventi
letterari, sia in dialetto sloveno che in italiano.
Concorsi:
vincitrice del Concorso di poesia del Festival culturale FRONTA 3.ofenziva
(Kobarid-Caporetto 2013); 3° classificata al IX Concorso nazionale biennale di
poesia minoritaria Mendranze n poejia 2015-2016 (Livinnalongo del Col di Lana
BL 2016); vincitrice Concorso di poesia Bluenotte Gorizia (Gorizia 2018); 2°
posto (sezione stranieri) al Concorso Internazionale Pensare Scrivere Amare
(Remanzacco 2018, 3° edizione); miglior testo al Senjam Beneške Piesmi -
Festival della canzone slovena della Benečija (Grimacco 2018).
https://www.versanteripido.it/lironia-e-una-cosa-seria-rubrica-di-n-bondarenko-29/?fbclid=IwAR3GHXZIfvw6Rq5bEwDrwddlNrtF-NVa4QXo6Gq0WN11woA_f4FKy2cgVnk
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