Non amo molto la forma del
poemetto, ma quando iniziai a scriverlo non riuscivo più a fermarmi: i capitoli
uscivano da soli, chiari e indiscutibili, con tutti i ‘ma’ e con
tutti i ‘se’; sì perché la questione dell’infanzia rovinata mi
torturava da tempo. Già nel passato avevo scritto alcuni racconti
sull’infanzia, mia e dei miei simili, le ragazze sovietiche con un’educazione
comunista, con tutte le problematiche che portano i divorzi, l’alcool, i ‘padri
veri’, i ‘secondi padri’, le madri con il sovraccarico di quotidianità
che spinge a far diventare le figlie adulte presto, troppo presto… come
fossero bisognose di scaricare una parte della loro vita sulle spalle
della loro prole. Alcune riescono a farcela, altre – per il resto della
vita – combattono il passato, entrando in un tunnel senza uscita: non
riescono ad amare, non riescono a formarsi una famiglia, hanno paura di avere
figli, e, magari, hanno (semplicemente) paura di
vivere.
Questo
disagio si sente forte e chiaro dalla prima riga fino all’ultima, alternandosi
con i racconti vivi, con le poesie che suonano come una specie di resoconto o
con il pensiero profano e crudo che non vorrei mai dire, eppure lo dico…
E proprio per questo il poemetto si chiama “Confidenze confidenziali”.
Natalia Bondarenko
Alcuni piccoli recensioni presi dal Fb e dal blog di Antonino Caponetto
Antonio Ciminiera
12 maggio 2013 08:53
Non è difficile cogliere in queste splendide liriche un'esigenza
narrativa che si manifesta in maniera ancora più evidente nella prima poesia
qui presentata. Una colloquialità dall'andante incisivamente discorsivo, certamente
anti-retorica, anti-enfatica come scrive giustamente l'amico Sebastiano,
essenziale, discorsiva, quasi "confidenziale", un'apparente
semplicità metrica, che tale NON è, anzi, trovo singolare questo ritmo
incalzante, questo tono molto spesso ironico ma quanto basta : // Piangere/
[non esiste la certezza del tuo piangere/ come non esiste un libro nella mia
libreria/ con le pagine ancora incollate,/ golose di occhi]…/ Le parole –
noccioline da sgranocchiare,/ [meglio se coperte di cioccolato] / si incastrano
fra i denti, tagliano la lingua,/ senza ferire/ [è questione d’abitudine].//
un'incedere dinamico, pungente, mordace ma molto ben calibrato, che non deborda
mai, una formula particolare, oserei dire originale che, a mio avviso, non può
sfuggire agli occhi del lettore più attento.
Grazie Antonino e grazie a questa straordinaria autrice che,
ahimè, non conoscevo.
Enzo Santese (Trieste)
Ciao Natasha,
ho finito di leggere con piacere il tuo volumetto
"Confidenze confidenziali", che ho trovato intenso nel suo sviluppo e
vibrante nei contenuti. Il filo autobiografico annoda emozioni e sentimenti che
sono trasmessi al lettore senza il filtro mistificante dell'intento letterario,
ma con l'immediatezza di un racconto che è "carne viva" nella tua realtà
esistenziale. Complimenti!
Buona giornata.
Francesco Palmieri
Beh direi brani che spesso sbranano con quel loro ficcarsi acuto
negli occhi e nel cervello (e l'anima se ne sta nell'angolo a dirsi ancora una
volta che non è fatta per la crudeltà del vivere). Natalia -solo da questo
assaggio- riesce già a far sentire il peso e la didattica del suo vissuto,
senza indulgenza e nemmeno autocompiacimento: Natalia si presenta per quello
che in realtà è, una persona a cui la Storia e la biografia hanno aperto un credito
di felicità che non è certo verrà onorato. Intanto la scrittura è qui, almeno
il "j'accuse" ci sia consentito. Grazie Antonino e grazie Natalia.
Il commento del blog pubblicato oggi: Grazie, Nino, di avermi
fatto conoscere questa poetessa che impiastricciata di vita qualunque, capace
di ergersi sopra il comune dissoluto assoluto dolore con grande dignità Credo
sia proprio la dignità la qualità propria dei versi antilirici nè puramente
narrativi. La vita scorre come nei fontanili, la percepisci e trattieni la
paura delle sabbie mobili. L'individuo è cosa assoluta e da nulla; perennemente
sostituibile, il suo dire lo sostiene, non è la verità.
Narda
Nessun commento:
Posta un commento